Il senso vero delle feste patronali

IL SENSO VERO DELLE FESTE PATRONALI 

La festa in sé, il cui confine tra aspetto religioso e aspetto pagano risulta fluttuante, deve ispirarsi ai valori dell’autenticità e dell’essenzialità, lasciando ai parroci il difficile compito di educare al senso religioso, foriero di contribuiti importanti e imprescindibili. È quindi impensabile che, nell’organizzazione di tali feste, vi siano manifestazioni che non abbiano nulla in comune con lo spirito evangenlico di cui sono portatrici. La pietà popolare, crocevia di cultura, liturgia, tradizione e strumento privilegiato di aggregazione e di fede, costituisce per le co¬munità una ricchezza inestimabile e, attraverso l’osservanza di tempi e spazi rituali, apre la strada alla cosiddetta religione del cuore, autentica adesione di fede alla proposta di Dio.

IL VALORE SIMBOLICO

Le feste patronali hanno un altissimo valore simbolico, poiché si collegano ad antichi riti propiziatori e di purificazione legati indissolubilmente ad antiche cerimonie pagane. Nei primi anni del cristianesimo, infatti, la Chiesa ha disposto le proprie feste nelle date di quelle pagane rendendo possibile, da parte del popolo contadino, l’accettazione della nuova religione. Non è un caso, quindi, che molto spesso le feste patronali si svolgano nei periodi a ridosso di importanti avvenimenti legati soprattutto all’agricoltura, come la semina dei campi, la raccolta o la vendemmia.

RADICI PROFONDE

Il Salento, esposto da sempre ai contatti con gli altri popoli del Mediterraneo, è una terra ricca di cultura e tradizioni, dove sacro e profano, paganesimo e Cristianesimo convivono nelle numerose sagre e feste patronali che animano per lo più i mesi estivi.

Le feste patronali sono tante; ogni paese ha il proprio santo protettore che viene celebrato, venerato e portato in gloria con grande partecipazione da parte della cittadinanza. Pur conservando le proprie peculiarità, queste ma¬nifestazioni presentano dei caratteri comuni quali la processione, la banda operistica e i fuochi pirotecnici.

Anche Racale festeggia il suo Santo Patrono, San Sebastiano.

La comunità lo elesse nel 1564, in quanto, per sua intercessione, il borgo di Racale fu liberato dal flagello della peste. San Sebastiano, oriundo di Narbona, Francia, visse tra il III ed IV sec. tra la Francia e l’Italia. Arruolato nell’esercito di Diocleziano Imperatore, divenne presto Tribuno delle guardie pretorie prestigiosissimo ruolo che gli consentì anche di esercitare la sua fede e la sua pietà nei confronti dei tanti cristiani perseguitati. Quando l’imperatore venne a conoscenza del suo credo, nei confronti della quale nutriva un disprezzo senza pari, lo fece condannare a morte. Fu legato ad un palo in un sito del colle Palatino, denudato, e trafitto da moltissime frecce. Tuttavia San Sebastiano sopravvissuto al supplizio, e risanato, si presentò al cospetto dell’imperatore per rimproverarlo della violenza esercitata contro i cristiani. Diocleziano, nonostante l’ammonimento del Santo, diede ordine ai suoi soldati di catturarlo e di flagellarlo sino alla morte. San Sebastiano viene invocato contro la peste ed è il protettore di arcieri, atleti, tappezzieri e vigili urbani. Il suo nome, di origine greca, significa “venerabile”

La città di Racale onora la memoria del santo protettore la seconda settimana del mese di giugno.

Fonte: Arcidiocesi di Lecce

Elaborazione dati: Studio di Consulenza Archeologica ed Ambientale, Racale

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